LE ARACHIDI

I semi di arachide, detti anche spagnolette, noccioline americane, bagigi o scachetti, sono utilizzati per il consumo alimentare umano ed animale. Dai semi si ricava inoltre l'olio di arachide, oppure si consumano in pasta (burro d'arachide) o interi, dopo essere stati tostati.

Contenuto

I principali costituenti di un seme di arachide sono zuccheri, amido, protidi (per un totale del 30%) e olio (40-50%)

Medicina

[ Benefici per la salute

I semi di arachide hanno un alto contenuto di proteine. Sono inoltre una buona fonte di niacina e quindi contribuiscono alla buona salute del cervello e alla circolazione sanguigna.[1]

Antiossidanti

Recenti ricerche sulle arachidi e altri tipi di frutta secca hanno riscontrato la presenza di antiossidanti e altri composti chimici che posso dare benefici alla salute.[2] Il contenuto di antiossidanti delle arachidi tostate è paragonabile a quello di more e fragole, e di molto superiore a quello di mele, carote e barbabietole. Queste ricerche condotte da un gruppo di scienziati dell'Università della Florida e pubblicate sulla rivista Food Chemistry, mostrano che le arachidi contengono alte concentrazioni di polifenoli, principalmente un composto chiamato acido p-coumarico, e che la tostatura ne aumenta la concentrazion

Coenzima Q10

Le arachidi sono una fonte di coenzima Q10 insieme al pesce azzurro, la carne di bovino, la soia e gli spinaci

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Nasce sottoterra come la patata
Nasce sottoterra come la patata

IL MIELE

Il miele è un alimento prodotto dalle api (e, in misura minore, dalle vespe). Viene prodotto a partire dal nettare e dalla melata. La melata è prodotta da vari Omotteri, fitomizi, i cui escrementi zuccherini sono la base alimentare per numerosi insetti.

La parola miele sembra derivare dall'ittita melit. Per millenni ha rappresentato l'unico alimento zuccherino concentrato disponibile. Le prime tracce di arnie costruite dall'uomo risalgono al VI millennio a.C. circa.

Anche nell'antico Egitto il miele era apprezzato, e le prime notizie di apicoltori che si spostavano lungo il Nilo per seguire con le proprie arnie la fioritura delle piante risalgono a 4000 anni fa. Gli Egizi usavano deporre accanto alle mummie grandi coppe colme di miele, che il defunto avrebbe consumato durante il viaggio nell’aldilà (vasi di miele ermeticamente chiusi il cui contenuto si era perfettamente conservato sono stati rinvenuti durante gli scavi delle tombe dei faraoni). In alcuni geroglifici si leggono ricette a base di miele impiegate sia nell’arte culinaria che in medicina (cura dei disturbi digestivi, unguenti per piaghe e ferite). [1]

I sumeri lo impiegavano in creme con argilla, acqua e olio di cedro, mentre i babilonesi lo impiegavano per cucinare: erano diffuse infatti le focaccine fatte con farina, sesamo, datteri e miele. Nel Codice di Hammurabi si ritrovano articoli con cui gli apicoltori erano tutelati dal furto di miele dalle arnie.

La medicina ayurvedica, già tremila anni fa, considerava il miele purificante, afrodisiaco, dissetante, vermifugo, antitossico, regolatore, refrigerante, stomachico e cicatrizzante. Per ogni specifico caso era indicato un differente tipo di miele: di ortaggi, di frutti, di cereali o di fiori.

I Greci lo consideravano "cibo degli dei", e dunque rappresentava una componente importantissima nei riti che prevedevano offerte votive. Omero descrive la raccolta del miele selvatico; Pitagora lo raccomandava come alimento per una vita lunga.

I romani ne importavano grandi quantitativi da Creta, da Cipro, dalla Spagna e da Malta. Quest'ultima pare anche derivarne il nome originale Meilat, appunto terra del miele. Veniva utilizzato come dolcificante, per la produzione di idromele, di birra, come conservante alimentare e per preparare salse agrodolci.

Il miele ebbe un ruolo centrale nella alimentazione medievale, ma fu gradualmente soppiantato come agente dolcificante nei secoli successivi soprattutto dopo l'introduzione dello zucchero raffinato industrialmente. Recentemente in virtù delle proprietà terapeutiche il miele sta in parte ritornando in voga.

Principi nutritivi contenuti

I principali componenti del miele sono:

 Zuccheri ed Apporto Calorico

Gli zuccheri sono presenti in quantità variabile ma in media intorno al 72%. Di questi, i monosaccaridi fruttosio e glucosio passano da circa il 70% nei mieli di melata fino ad avvicinarsi molto al 100% in alcuni mieli di nettare. Tranne pochi casi, il fruttosio è sempre lo zucchero più rappresentato nel miele. La presenza di fruttosio, dona al miele un potere dolcificante superiore allo zucchero raffinato ma anche una fonte di energia che il nostro organismo può sfruttare più a lungo. Infatti, per essere utilizzato, deve essere prima trasformato in glucosio e, quindi in glicogeno, il "carburante" dei nostri muscoli. Il miele è dunque consigliabile agli atleti prima di iniziare un'attività fisica, grazie anche all'apporto calorico di 3200 cal/grammo. [2]. Lo zucchero raffinato, rispetto al miele, contiene invece saccarosio, che è un disaccaride, ed è inoltre privo di vitamine ed oligoelementi.

 Oligoelementi

Nel miele esiste una discreta presenza di oligoelementi quali metalli (rame, ferro, iodio, manganese, silicio, cromo, presenti soprattutto nei mieli più scuri), vitamine (A,E,K,C, complesso B), enzimi e sostanze battericide (acido formico) ed antibiotiche (germicidina): queste ultima categorie di sostanze permettono in particolare al miele di essere conservato a lungo, e ne giustificano l'utilizzo come disinfettante naturale.

 Proprietà farmacologiche e curative

 Azione Antibatterica

L'azione antibatterica del miele è nota da tempo ed è dovuta alla sua elevata concentrazione zuccherina e al pH acido, e delle soluzioni di miele, grazie all'azione della glucoso-ossidasi contenuta. Questo enzima, inattivo nel miele puro, in soluzione si attiva, trasformando il glucosio in acido gluconico e acqua ossigenata. Questo accorgimento è dovuto alla necessità di proteggere il miele in formazione dai batteri, quando ancora non agiscono l'acidità e la concentrazione di zuccher

Proprietà Specifiche

Nella medicina erboristica, il miele è suggerito per la cura del sistema epoietico (grazie alla ricchezza di sali), del sistema cutaneo (favorisce la cicatrizzazione e l'idratazione), del sistema nervoso (migliorerebbe sonno e concentrazione), dell'apparato respiratorio (contro tosse e catarro, sciolto in latte o ), dell'apparato circolatorio (si suppone abbia un'azione ipotensiva), dell'apparato digerente (regolarizzerebbe l'attività escretoria dei succhi gastrici e della flora batterica, migliorerebbe l'assorbimento di calcio e magnesio, sarebbe leggermente lassativo fatta eccezione per quello di lavanda o castagno).

Sebbene qualsiasi tipo di miele sia ritenuto utile per alleviare i disturbi sopracitati, dalla flora nettarifera, cui si aggiunge una più o meno lunga stagionatura, dipendono proprietà farmacologiche più specifiche: il miele d’acacia sarebbe disintossicante e antinfiammatorio delle vie respiratorie, quello di tiglio avrebbe proprietà sedative ed sarebbe utile contro l'emicrania, il miele d’eucalipto sarebbe espettorante, vermifugo e antitosse, quello d’erica diuretico ed antianemico, quello di lavanda risulterebbe utile sulla bruciature per uso esterno, il miele di conifera sarebbe utile contro le affezioni respiratorie, il miele di biancospino verrebbe consigliato contro ansia ed insonnia, quello di castagno sarebbe utile contro la cattiva circolazione

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SESAMO

SESAMO:

il sesamo è una piantina che può raggiungere il metro d’altezza; i frutti sono piccole capsule che contengono semi ovali e piatti, dai quali si ricava un olio di buona qualità. Originario dell’India, è coltivato nelle zone tropicali e subtropicali dell’Asia e dell’Africa e – in piccola parte – anche in Sicilia; dalla sua lavorazione si ricavano:

· Olio: dai semi del sesamo si ricava un olio che è addizionato a tutti gli oli di semi e alle margarine (nella misura del 5%) – nei negozi specializzati e in alcuni supermercati si può trovare olio di sesamo puro e di prima spremitura a freddo -; è inoltre utilizzato nell’industria cosmetica (per la preparazione di saponi) e in farmacia.

· Tahin: è una crema di semi di sesamo pestati, che è usata nella cucina mediorientale e greca come antipasto. Si trova in scatola nei negozi specializzati e in alcuni supermercati.

· Halwa: è ottenuta da tahin mescolata con zucchero e aromi; si trova già pronta nei negozi specializzati e in alcuni supermercati.

· Gomasio: è ottenuto da semi di sesamo e sale marino integrale, tostati e pestati; si può preparare facilmente in casa o si trova confezionato nei negozi specializzati e in alcuni supermercati, può essere usato al posto del sale per condire a crudo, tenendo conto che il prodotto è meno salato – poiché ogni singola particella di sale è rivestita da un sottilissimo strato d’olio. Per prepararlo in casa occorre: 100 g. di semi di sesamo per ogni 7 g. di sale marino integrale; risciacquate i semi sotto l’acqua fredda, ripulendoli da eventuali granelli o sassolini, lasciateli poi asciugare su carta da cucina; scaldate una padella su fiamma medio/bassa e fatevi arrostire i semi, mescolando continuamente con un cucchiaio di legno e scuotendo di tanto in tanto la padella per evitare che brucino. I semi sono pronti quando cominciano a scoppiettare e quando, schiacciandone uno tra il pollice e l’indice, si rompe con facilità. Levateli subito dalla padella per evitare che il calore (anche a fiamma spenta) li bruci. Quindi, fate arrostire il sale marino nella stessa padella, su fiamma bassa, per alcuni minuti, sempre mescolando. Questo procedimento permette al sale di perdere l’umidità e di combinarsi bene con l’olio rilasciato dai semi di sesamo. Aggiungete i semi arrostiti e pestate bene il composto con delicatezza. Conservate in barattoli di vetro.

Oltre il 25% dei semi di sesamo è composto di proteine d’ottima qualità, ricche d’aminoacidi essenziali (tra questi la metionina – che raramente si trova nei vegetali). È ricco di calcio; ha una buona fonte di zinco (che svolge un’azione di protezione contro le infezioni); di selenio (efficace nel contrastare l’azione dei radicali liberi – causa di numerose malattie degenerative); di fosforo, potassio e magnesio (molto utili per la crescita e per chi svolge lavori intellettuali). Inoltre, sono composti al 69% da grassi: in gran parte si tratta dei grassi insaturi omega 6 (acido linoleico) e omega 3 (acido linolenico), utili a proteggere l’organismo dalle malattie cardiocircolatorie. Possiedono anche, in misura elevate le vitamine A, E, B6, assente la vitamina C.

· Ottima fonte di calcio: gli esperti raccomandano un elevato consumo di calcio per le seguenti categorie di persone: superati i 60 anni il fabbisogno di calcio aumenta poiché l’organismo riduce la sua capacità di assimilarlo; durante la gravidanza e l’allattamento, si stima che la madre ceda al feto da 200 a 300 mg. di calcio il giorno; se si fa largo consumo d’alcolici o caffè, se si seguono diete dimagranti o iperproteiche, se si conduce una vita sedentaria, si pratica uno sport a livello agonistico (in tutti questi casi si consiglia un apporto di 1200 mg. di calcio il giorno). Il sesamo n’è ricco quanto i formaggi, ma rispetto a questi non ne possiede le controindicazioni – infatti, il consumo di formaggio va limitato nei seguenti casi: alti livelli di colesterolo e di trigliceridi, per il contenuto di grassi saturi, il consumo di formaggio deve essere limitato per coloro che hanno alti livelli di colesterolo e di trigliceridi; assunzione di farmaci antidepressivi, i formaggi fermentati contengono una sostanza (tiramina) che può interferire con l’assimilazione d’alcuni farmaci antidepressivi; emicrania, alcuni attacchi d’emicrania possono essere causati dal consumo di formaggi – in particolari di formaggi stagionati – questi contengono sostanze che restringono i capillari e possono causare mal di testa; allergia al latte e ai suoi derivati, tutti coloro che sono allergici alle proteine del latte possono trovare nel sesamo un’ottima alternativa.

· Rafforza il sistema immunitario: in caso d’affaticamento, convalescenza, sforzi fisici e intellettuali, debolezza del sistema immunitario.

· Riequilibra le funzioni dell’organismo: in caso di mal di testa, nausea, vomito, dolori mestruali, disturbi gastrici e intestinali e per aumentare la secrezione del latte materno, si consiglia di mangiare, ogni giorno, 5-10 mg di semi di sesamo non tostati.

A causa del suo elevato contenuto di grassi, il sesamo può irrancidire facilmente, nell’acquistarlo si deve controllare che non abbia odore di rancido; è bene anche verificare la data di scadenza sulle confezioni di gomasio (comunque, se potete, preparatelo in casa perché consumato fresco mantiene tutte le sue proprietà e la sua fragranza). Nell’acquistare la halwa è bene controllarne gli ingredienti – la migliore è quella composta unicamente di sesamo e zucchero, senza altri additivi o aggiunte. I semi essiccati si conservano in luogo asciutto in sacchetti di carta o di tela; il gomasio si conserva in barattoli di vetro a chiusura ermetica; il tahin e la halwa sono prodotti confezionati (verificarne la scadenza al momento dell’acquisto), una volta aperti, si conservano in frigorifero.

Il sesamo e tutti gli altri semi oleosi si possono introdurre nell’alimentazione del bambino dopo il secondo anno di vita.

Oltre al sesamo, sono dotati di numerose proprietà benefiche anche i semi di girasole e di zucca. I semi di girasole possiedono una buona percentuale di proteine, mentre la percentuale di grassi, rispetto ad altri semi, è relativamente modesta (sono però principalmente grassi polinsaturi – conosciuti anche come acidi grassi essenziali – assicurano la struttura e l’impermeabilità delle membrane e sono elementi indispensabili per il sistema immunitario); sono buona fonte di vitamine e di minerali (zinco, selenio e potassio). I semi di zucca a differenza di quelli di girasole contengono più sodio e zinco, mentre è più modesta la quantità di selenio, sono inoltre ricchi di magnesio. Entrambi i semi sono rimineralizzanti, vitaminici ed energetici; per sfruttare tutte le loro proprietà è consigliabile, alternandoli, consumarli crudi o leggermente tostati.

Frutti di BAOBAB

Chiamato dagli Africani "Albero Magico", "Albero Farmacista" e "Albero della Vita", il nome Baobab deriverebbe dal nome arabo “bu- hibab”, (il frutto dai molteplici semi).

Questo immenso e poderoso simbolo dell'Africa che sembra unire il cielo alla terra, fornisce agli uomini, nutrimento e rimedio a molti disturbi e malattie di vario genere.

Ancora sconosciuti al grande pubblico, i frutti e le foglie del Baobab sono stati ampiamente studiati e analizzati dai ricercatori di ogni parte del mondo ed esiste su questa pianta una vastissima letteratura medica tanto da essere definita "Una pianta per il futuro".

Descrizione [modifica]

Sono alberi caducifogli con grandi tronchi, che raggiungono altezze tra i 5 e i 25 m (eccezionalmente 30 m); il diametro del tronco può raggiungere i 7 m (eccezionalmente 11 m). Sono famosi per la loro capacità d'immagazzinamento d'acqua all'interno del tronco rigonfio, che riesce a contenere fino a 120.000 litri d'acqua per resistere alle dure condizioni di siccità di alcune regioni. I rami, disposti a raggiera alla sommità dei tronchi, sono del tutto spogli durante la stagione secca. La chioma si riempie, per pochi mesi all'anno, di foglie composte palmate. Nell'epoca, temporalmente molto limitata, della fioritura esibiscono grandi fiori molto odorosi, che si schiudono la notte. Producono frutti ovoidali con un pericarpo commestibile e un grosso seme reniforme.

Riproduzione [modifica]

Le specie del genere Adansonia si riproducono per impollinazione zoocora, cioè legata alla azione di diverse specie animali.
La impollinazione di A. digitata è mediata da alcune specie di pipistrelli, analogamente alle due specie della sezione Brevitubae, alla cui impollinazione contribuiscono anche alcune specie di lemuri notturni. Le cinque specie della sezione Longitubae invece sono usualmente impollinate da farfalle notturne della famiglia Sphingidae.

Distribuzione e habitat [modifica]

Sei delle otto specie note (A. grandidieri, A. madagascariensis, A. suarezensis, A. perrieri, A. rubrostipa e A. za) sono endemiche del Madagascar.

A. digitata è ampiamente diffusa in Africa continentale mentre l'unica specie non africana è A. gregorii, endemica dell'Australia nord-occidentale.

Analisi cladistiche hanno mostrato che la differenziazione tra le specie africane e quella australiana è avvenuta molto tempo dopo la frammentazione del supercontinente Gondwana e pertanto deve essere intervenuto un meccanismo di dispersione ad opera delle correnti marine.

Usi [modifica]

  • Le foglie sono usate come vegetale commestibile in tutte le aree di distribuzione del continente africano, compresi il Malawi, lo Zimbabwe e il Sahel. Sono mangiate sia fresche che sotto forma di polvere secca. In Nigeria, le foglie sono localmente note come kuka, e sono usate per produrre la zuppa di kuka.
  • La polpa secca del frutto, dopo la separazione tra i semi e le fibre, viene direttamente mangiata o mescolata nel porridge o nel latte.
  • Il boab (ovvero la specie australiana Adansonia gregorii) era usato dagli australiani aborigeni come fonte di acqua e cibo, mentre le foglie erano utilizzate per scopi medici. I frutti venivano scolpiti e dipinti, per poi essere usati come ornamenti. Un boab molto grande e vuoto a sud di Derby, nell'Australia Occidentale, fu usato negli anni novanta come camera di sicurezza per i prigionieri aborigeni diretti a Derby per la loro sentenza; questo "albero-prigione" esiste ancora ed è una meta turistica
Frutto di Baobab
Frutto di Baobab